Salerno. Il sistema della commissione tributaria, fra soldi, pranzi e tavoli di ceramica

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Salerno. Il sistema della commissione tributaria, fra soldi, pranzi e tavoli di ceramica

Il «sistema» presso la commissione tributaria di Salerno ha portato ad altri sette arresti per corruzione in atti giudiziari, tra giudici tributari, funzionari, commercialisti ed imprenditori. Altre 10 sentenze di secondo grado, pronunciate dalla sezione distaccata di Salerno della commissione tributaria regionale, sarebbero state «pilotate» a favore dei ricorrenti in cambio di somme di denaro, regali (come tavoli in ceramica, pernottamenti e pranzi in albergo) ma anche proposte di posti di lavoro. Tra queste la cancellazione di un debito con l’Erario di oltre 35 milioni di euro ottenuto da una società di Sarno a fronte di una mazzetta da 10mila euro per aggiustare la sentenza, mentre per un’altra società di Angri l’indebito vantaggio ottenuto supererebbe i cinque milioni di euro e per una terza società di Avellino, invece, la somma annullata raggiungerebbe il milione di euro. Sentenze «per circa 40milioni di euro tra imposte, interessi e sanzioni in atti dell’ufficio dell’agenzia delle entrate, delle dogane e della guardia di finanza», ha commentato il generale Danilo Petrucelli, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Salerno, all’esito del blitz di ieri, che è il prosieguo di una precedente inchiesta che – a maggio scorso – aveva portato agli arresti 14 persone sempre per corruzione in atti giudiziari. E il «deus ex machina» di questa seconda tranche d’inchiesta del nucleo di polizia economico finanziaria (agli ordini del tenente colonello Eugenio Bua) della Guardia di Finanza di Salerno era il giudice Antonio Mauriello: il «dominus» dell’intero sistema corruttivo, come viene definito dal gip Piero Indinnimeo nella misura cautelare richiesta dal pm Elena Guarino, al quale gli indagati fanno riferimento e si rivolgono e per il quale compiono in modo illecito accessi telematici, rispondendo alle sue «convocazioni» nei piazzali antistanti i distributori di benzina, presso il suo studio e negli uffici della commissione.

GLI ALTRI
Insieme a lui sono stati arrestati il giudice Giuseppe Pagano (di Nocera), in servizio presso la commissione tributaria regionale; il dipendente amministrativo della commissione tributaria provinciale di Salerno, Rosario Attilio Passarella (residente a Battipaglia); la referente della Full project srl, Paola Panariello di Sant’Egidio Montalbino; il professionista tributario nocerino Giuseppe Somma e l’amalfitano Francesco Paolo Savo anch’egli consulente fiscale, professionista tributario; il produttore televisivo Rai di origini avellinesi, Casimiro Lieto. A parere del gip «spiccata è l’indole delinquenziale degli indagati nonostante lo stato di incensuratezza» mostrando, i protagonisti della vicenda, «un individualismo forsennato capace con il danaro di travolgere anche le garanzie minime di uno Stato democratico». Ci sono anche nove indagati a piede libero: alcuni già coinvolti nella prima tranche dell’inchiesta (come i giudici tributari Fernando Spanò e Giuseppe De Camillis e i dipendenti amministrativi del Ctr, Giuseppe Naimoli e Salvatore Sammartino) ma anche altri imprenditori beneficiari delle «sentenze pilotate». E così Savo, consulente fiscale del titolare dell’hotel «La Conca Azzurra», Salvatore Criscuolo (indagato a piede libero), avrebbe consegnato 7mila euro per condizionare favorevolmente l’esito di un procedimento tributario da di 214mila euro. Ma l’accordo corruttivo avrebbe compreso anche il regalo di due tavoli in ceramica, un pranzo e il pernottamento in occasione del 70esimo compleanno del giudice tributario «aggiusta sentenze» (in questo caso era Spanò) presso la struttura alberghiera a Conca dei Marini. Mentre l’imprenditore Casimiro Lieto (difeso dall’avvocato Giovanni Sofia e il cui interrogatorio è previsto lunedì in carcere a Roma) aveva promesso un posto di lavoro per il figlio di uno dei giudici tributari coinvolti nell’inchiesta (sempre Spanò). Una procedura riguarderebbe anche La Doria quando in un primo momento il giudice tributario Pagano su mandato di un rappresentante della Spa (allo stato non identificato) si accordava con il collega Spanò in quel caso relatore della controversia, per la messa a disposizione di un posto di lavoro a beneficio del figlio e della nuora. In un secondo momento nell’accordo corruttivo sarebbe subentrato anche Mauriello, che consegnava a Spanò 9mila euro mentre a Pagano e al Ctu Modestino Melchionda (indagato a piede libero) una somma di denaro non quantificata. Le altre ditte beneficiate, secondo le accuse: la Soigea amministra da Aniello Pappacena; la Sidigas; la Ecoplastica; l’azienda agricola dei fratelli Cerrato; Immogest e Full Project.

Angela Trocini, Il Mattino

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By | 2019-10-19T12:58:17+00:00 ottobre 19th, 2019|Senza categoria|0 Comments

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